domenica 6 gennaio 2013

#me - Di valvole di sfogo

Scrivo veloce perché ho dei tempi da rispettare, anche se probabilmente non darò risultati concreti o decenti.
Ho passato periodi migliori. Pensavo positivo, sorridevo, nessuno mi trasmetteva la propria insoddisfazione nei miei confronti. Non avevo bisogno di una valvola di sfogo, qualcosa che mi calmasse i nervi, mi facesse distendere i muscoli, bloccasse le lacrime.
Ora sì. Ora ho bisogno di qualcosa che mi faccia dimenticare anche solo per pochi istanti tutto e tutti, che mi faccia abbandonare la testa all'indietro, chiudere gli occhi e stroncare sul nascere i pensieri di ripicca, le risposte velenose, le lacrime di rabbia e frustrazione. Per non parlare delle lacrime immotivate, quelle che spuntano dal dotto lacrimale all'improvviso, senza una ragione, che mi fanno sentire stupida e fanno arrabbiare chi mi chiede cosa ho perché rispondo che non ho niente. Perché è vero, non ho niente, non mi è successo niente. Ma piango comunque e il buonumore -o l'umore normale- scema via, lasciandomi un muso lungo due metri. E questo li fa incazzare. Ho il nodo alla gola, sto zitta e loro si incazzano. Sì, mi sembra giusto. Una logica inoppugnabile. Peccato che questo tipo di logica venga analizzato dagli psicologi, non dai filosofi.
Dicevo? Ah sì, la valvola di sfogo. Ogni tanto penso che vorrei provare a fumare. Io, che ne ho sempre temuto gli effetti collaterali. Dicono sia una bella sensazione e io ho bisogno di una bella sensazione.
Ma, conoscendomi, potrei tranquillamente strozzarmi al primo tiro. Sì, è abbastanza plausibile.
Io avrei voluto nascere normale, ve lo giuro.