domenica 19 agosto 2012

#troppecoseinunsolopost - Carne, pesce od omogenizzato di frutta


Un giorno mi alzo e vorrei vestirmi solo di nero, taglio minimal e broncio perenne sul viso.
Un altro giorno apro gli occhi e vorrei indossare vestitini rosa cipria, parigine intrecciate di lana color avorio e stivaletti.
Un altro giorno ancora e il mio pensiero la mattina è che maglietta a maniche corte/canottiera con jeans e All Star siano il massimo della vita.
Poi arrivo davanti allo specchio e noto che i capelli fanno schifo (mai visto una persona con i capelli informi quanto i miei, lo giuro), che i baffi li ho tolti l’altro giorno e sono di nuovo lì, non si sa come né perché, che le sopracciglia sono okay, ma c’è qualcosa che non va sempre e comunque. Per non parlare dei peli. Mannaggia a me che ho passato anni a farmi il rasoio, deficiente che non sono altro: per i primi tempi i peli ricrescono velocemente (a me nel giro di meno di una settimana. Potrete perdonarmi se apro bocca e il calendario di Padre Pio cade dal chiodino?).
Quando sento dire che chi pensa unicamente all’aspetto fisico è vanitoso e superficiale non mi trovo d’accordo.
Vestirsi non significa solo coprire il proprio corpo. Io dico che mi vesto unicamente per non uscire nuda, ma in realtà scherzo. Anche attraverso i vestiti è possibile esprimere la propria personalità: avete mai visto una persona timida indossare un abito sgargiante e vistoso?
Non ho ancora capito se sono carne, pesce od omogenizzato di frutta e ciò mi da tremendamente fastidio perché non mi sento in ordine. Qualunque cosa mi metta addosso mi sento sempre fuori luogo, inadatta alla situazione e all’ambiente in cui mi trovo. Forse l’unica volta che mi sono sentita figa è stato alla festa di compleanno di mia mamma, quando indossavo la mia bellissima gonna a fiori e le mie scarpette rosse (ma la più bella era la mia mamma, con il suo vestito rosso col fiocco di Moschino Cheap&Chic). Ero a posto, stavo bene. Gli altri giorni, però, non è così.
Voglio capire quali sono i mattoncini Lego che mi compongono, di che colore sono, qual è la loro dimensione. Se hai consapevolezza di te stesso cammini tranquillamente per strada senza evitare a tutti i costi di passare in un punto affollato di gaggi per paura di sentire urla, fischi, prese per il culo (sperimentato e no, non mi è piaciuto).
Ovviamente le crisi isteriche fanno parte del pacchetto. A me l’isteria aumenta (io sono sempre isterica, quindi mi può solo aumentare) quando devo uscire: mi sento letteralmente una merda ed esco di cattivo umore. Il mio ragazzo mi dice che non mi devo preoccupare, che mi faccio troppi problemi, che lui mica se ne accorge se lo smalto è messo a cazzo di cane. E lì io mi arrabbio. Mi arrabbio perché non mi trucco per lui, non mi vesto per lui, non mi pettino per lui. Lo faccio per me. Bisogna farlo per se stessi. Non ti puoi impalcare come la Cappella Sistina (cit.) per gli altri, non ti puoi adeguare a degli standard. Fosse così spenderei 250€ per un paio di Hogan (bleah!) e mi farei venire il gomito del tennista per portare un bauletto Vuitton al braccio. Vivrei felice, serena e con i calzini bianchi che spuntano dalle scarpe ortopediche perché così si vestono tutte, così sono considerate bone tutte. Anche no, grazie. (Nulla contro chi si veste così, eh, anzi: vuol dire che loro si sentono bene così.)
Mi va bene pure essere l’omogenizzato alla pera, davvero. Voglio solo essere coerente con me stessa. Tutte le mattine voglio svegliarmi e sapere esattamente cosa mettermi.

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